Negli
ultimi anni, il termine “dislessia”
è entrato sempre più a far parte del nostro vocabolario e
il numero dei soggetti con difficolta' di lettura e' in continuo e
costante aumento.
La
scuola, da parte sua, ha assunto una veste sempre piu'
produttivistica, perdendo di vista la propria funzione educativa e
l'importanza di tempi distesi e rilassati nel processo didattico. Se
nel 1980 l'apprendimento della lettura e della scrittura avveniva
nel primo ciclo (prima e seconda elementare) adesso la corsa al
risultato immediato e' diventata imperativo categorico e tre mesi
appaiono piu' che sufficienti per un'adeguata competenza. Le attese
di efficienza immediata gravano sulle stesse insegnanti che devono
apparire come solerti e produttive.
I
bambini
che non riescono a tener il passo degli altri entrano nel circuito
morboso della caccia al deficit e, etichettati come “dislessici”,
sono sottoposti a “trattamenti” patologico-terapeutici che
perdono di vista il confine tra l'ammaestramento e la vera
educazione.
Tutto
cio' che non rientra nella media viene ricondotto a un disturbo o a
una malattia. La patologizzazione dei presunti “dislessici”
permette di collocare le difficolta' dei bambini in un contenitore
ben specifico e non richiede spreco di tempo ed energie in ulteriori
approfondimenti: sara' sufficiente ricorrere a misure compensative
(calcolatrici, lettori vocali, ecc) e dispensative per essere certi
di aver svolto al meglio il proprio compito.
Da
un punto di vista squisitamente pedagogico, in realta' le etichette
appaiono poco utili: l'obiettivo non e' dare un nome alle
difficolta' di Carletto o Lorenzo ma garantire a ciascun bambino
appropriate condizioni ed opportunità di apprendimento
permettendogli di sperimentare sempre curiosita' e voglia di
imparare.
Attraverso
un metodo olistico, che guarda alla globalita' della persona e non
solo alla sua difficolta', la pedagogia clinica aiuta la persona a
ricostruire il proprio equilibrio psico-emozionale e a soddisfare
il
bisogno primario di esprimersi.
La
pedagogia clinica, avvalendosi di modalita' diagnostiche e
di intervento pedagogico notevolmente diverse dai procedimenti
abitualmente usati, e' in grado di aiutare il soggetto a sfruttare
le sue potenzialità, a trovare le risposte pratiche per vincere
difficoltà e disagi e a ritrovare il piacere e la gioia di
apprendere.
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